Phronesis distinta da Sophia nell’Etica Nicomachea

Aristotele - Francesco HayezLa nostra indagine, relativa ad un’opera ritenuta fondamentale per quanto riguarda il concetto di virtù, ovvero l’Etica a Nicomaco di Aristotele, si concentra su un concetto che, proprio in questo scritto, viene ben ritagliato nella sua essenza, ovvero il concetto di Saggezza (Phronesis), e che viene distinto da un altro termine analogo, ovvero Sapienza (Sophia). Ci prefiggiamo con questo breve lavoro di cercare di comprendere al meglio quale sia la specificità di questo termine che ne ha dato Aristotele, visto che lo stagirita va oltre il puro significato gnoseologico, a cui tiene ancorato il concetto di Sapienza, per giungere ad una definizione che potrebbe essere alla base di quella conoscenza per cui egli ha tanto indagato per cercare quella scienza che è conosciuta come filosofia prima ovvero «la scienza dell’essere in quanto essere»[1]. Ricordiamo a tal proposito le implicazioni che questo termine aristotelico ha avuto per la filosofia successiva, entrando poderosamente nelle analisi di autori quali Hans Georg Gadamer  con il suo testo Verità e Metodo, il quale mette in discussione il metodo delle scienze ritenendo che debba essere presa in considerazione la «phronesis, la ragionevolezza responsabile»[2] quale strumento della ragione atto alla ricerca filosofica; o nelle conclusioni che Martha Nussbaum ritiene di portare per risolvere il conflitto fra legge non scritta e legge scritta[3] ; ed ancora ricordiamo Paul Ricoeur che ritiene la Phronesis capace di dare soluzione ai nuovi conflitti etici che la bioetica ha aperto negli ultimi anni.

E’ nel libro sesto (1138b 15 – 1145a 10) dell’Etica Nicomachea, uno dei tre libri in comune all’Etica Eudumea, che Aristotele tratta della saggezza, analizzando le virtù intellettuali (dianoetiche), da sempre oggetto di studio nelle filosofie successive. Questo sesto libro libro dell’Etica Nicomachea si apre con l’analisi di cosa significhi che «il giusto mezzo è tale, quale lo (altro…)