Quello che qui presento, è un breve lavoro, fatto in occasione di un esame universitario. Dedicato alla mia città, lo scritto non ha alcuna pretesa di esaustività, è solo un lavoro …
Premessa
“Tra le consuetudini scritte dell’Italia meridionale primeggiano notoriamente per intrinseco valore e per importanza storica quelle di Bari, …” con questo incipit l’autore Enrico Besta[1] introduce la prima parte relativa alle così dette consuetudini baresi, ritenendole fra gli scritti che maggiormente hanno influenzato la cultura giuridica meridionale per molti secoli.
Abbiamo citato il precedente autore perché il suo testo, insieme a ‘Le consuetudini della città di Bari’ di Teodoro Massa,[2] ci serviranno come guida per una breve analisi sulla situazione giuridica e sulla situazione politica e sociale della città di Bari attorno al periodo che và dalla fine del IX a tutto il XII secolo.
Ambedue i testi da noi presi in considerazione, quello del Besta e quello del Massa, fanno le loro considerazioni a partire dalla medesima fonte ovvero un commento al ‘Corpus consuetudinum Civitatis Barii’ ad opera di Vincenzo Massilla, il quale, “nato ad Atella in Lucania nel 1499, studiò a Napoli e a Salerno. A Napoli si addottorò in diritto.”[3] Dette consuetudini ci sono giunte solo grazie a questo commento, essendo andate perdute in altra forma.
Inquadramento Storico
Il Massa ritiene di estrema importanza, al fine di comprendere la formazione delle consuetudini, il periodo che segna la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, in quanto in detto periodo “comincia la filtrazione di quei principi e di quegli istituti giuridici che, fondendosi colle norme del diritto romano, doveano dare come risultato ultimo il corpus delle consuetudini cittadine.”[4] .
Bisogna tener presente, sempre seguendo in ciò il Massa, che la città di Bari divenne per l’Impero Romano d’Oriente di enorme importanza strategica, in quanto aveva saputo resistere, e questo almeno sino al 690, alle invasione dei barbari. (altro…)